Come proteggere i bambini su Facebook: le regole per garantire la giusta privacy dei propri figli
Come proteggere i bambini su Facebook è diventato un argomento scottante nell’era della privacy inesistente e delle fake news. Gli abusi sui minori, anche se non solo di tipo sessuale non vengono del tutto censurati da Facebook che ha invece dichiarato: “Non interveniamo sulle foto che mostrano abusi verso i bambini. Avvisiamo gli utenti sulla presenza di video sulle violenze che li potrebbero disturbare. Rimuoviamo le immagini di abusi sui bambini solo se sono condivise con commenti sadici o che esaltano le violenze”.
Bambini su Facebook: quand’è che un contenuto è considerato offensivo?
Secondo Facebook mantenendo questo tipo di contenuti online si possano fornire informazioni a cittadini e forze dell’ordine, che possono successivamente intervenire per aiutare i bambini che subiscono violenze. Ma come si fa a decidere quando un contenuto è effettivamente dannoso, e quindi da rimuovere, o meno?
Le istruzioni contraddittorie di questi contenuti non vanno incontro ai moderatori di Facebook che ogni giorno si occupano di rivedere i post segnalati: interpretare le regole volute dal social media può essere molto difficile soprattutto se a sfondo sessuale. Nel caso vi siano contenuti espliciti che rappresentano una chiara violazione delle regole di utilizzo di Facebook la censura è immediata, ma nel caso di video o post meno espliciti che richiedono valutazioni aggiuntive, la rimozione sarà a discrezione del moderatore.
Per via di questo problema, Facebook sta lavorando a nuovi sistemi di intelligenza artificiale che renda più accurata e precisa la revisione automatica dei post. Al momento non si sa se, quando o come questo processo si evolverà, perciò non possiamo evitare di chiederci cosa possiamo fare, noi adulti, per tutelare la presenza dei minori su Facebook.
Bambini su Facebook: qual è l’età giusta per stare sui social?
Le ‘Condizioni d’uso’ di diversi social network prevedono che la soglia minima di età per potersi iscrivere è quella di 13 anni, ma sono molti giovani che pur al di sotto di quell’età hanno già un account personale, anche perché è sufficiente dichiarare di averne 13 senza senza l’ausilio di un documento o di un genitore che ne confermi l’età (fa però eccezione WhatsApp).
Ma perché un bambino al di sotto dei 13 anni vuole essere sui social network? E cosa spinge un genitore a no proibire al figlio di iscriversi seppur in età troppo giovane? Questa nuova generazione di ‘nativi digitali’ è stata esposta alla tecnologia fin dalla nascita: si tratta di una generazione con lo smartphone in mano sin da neonati che cresce sui social network. Per questo forse viene naturale pensare che sia giusto farli approcciare il prima possibile alle tecnologie, pena il rischio di restare indietro, di non stare al passo coi tempi o con i coetanei, a volte ritenendo queste piattaforme un luogo dove imparare e relazionarsi con gli altri.
Ma la discussione sul quale sia l’età giusta affinché un minore si possa iscrivere sui social network non tiene conto però di un altro fenomeno, che coinvolge i loro genitori: lo Sharenting, meglio conosciuto come la condivisione di immagini e video dei propri bambini sulle piattaforme di social media, sembra ormai essere molto diffuso, al pari di una moda da seguire. La prima regola per un uso idoneo dei social network non si basa solo sul limite anagrafico ma anche sul consenso generale del suo utilizzo. Il fatto che i figli siano di proprietà dei genitori non ne stabilisce anche una regola generale per la storia digitale dei bambini.